“Né smart, né open, intanto città” – Rapporto sui Comuni

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Lo scorso 23 marzo è stato pubblicato il nostro nuovo rapporto

NÉ SMART NÉ OPEN, INTANTO CITTÀ 

Secondo Rapporto sul Rating Pubblico dei Comuni:
valutazione comparata della performance, trasparenza, anti-corruzione

Rubbettino Editore, Pubblica amministrazione
Isbn: 9788849852561


Riportiamo di seguito la prefazione del Dr. Giovanni Vetritto, Direttore Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri. 

C’è una evidente contraddizione che ha segnato gli ultimi vent’anni di riforma delle istituzioni amministrative; e ciò ben prima che esse iniziassero, con le ultime due legislature, a segnare il passo, ripetendo stancamente, in mille norme pedanti di dettaglio, un obiettivo generale di efficacia ed efficienza che non si riusciva più a perseguire efficacemente nella prassi quotidiana di governo.

Questa contraddizione può essere descritta come segue: si declamava l’ambizione a una amministrazione più aperta, trasparente, misurabile, scrutinabile; ma nel contempo, nei meccanismi di governance delle strutture, si imponeva un determinismo programmatorio da catena di montaggio fordista, con un comando sempre più forte (e a tratti perfino autocratico) della politica in tutti i momenti cruciali dell’organizzazione e della conduzione delle strutture amministrative.

Si è trattato della ingenua trasposizione di un modello di governo delle grandi organizzazioni complesse del privato, tutto manageriale e ingegneristico, che ha fatto non pochi danni anche nel settore da cui è stato mutuato: non pochi degli studiosi più attenti, a livello nazionale e internazionale, evidenziano da anni come il “vecchio” management fordista, responsabile di fronte a una pluralità di stakeholders sociali e interni, garantisse un equilibrio maggiore (patrimoniale, finanziario, produttivo, sociale) rispetto alla nouvelle vague di una “nuova” managerialità legata solo alla “creazione di valore per l’azionista” e a rigidissimi parametri di valutazione “a breve” di una performance ridotta a unidimensionale dinamica del profitto.

Non è questa la sede per approfondire una letteratura ormai ricca sul tema; non si può, però, non sottolineare come questa tendenza abbia di fatto sterilizzato tendenze di teoria aziendale emerse negli stessi anni, verso l’empowerment delle risorse interne, verso lo schiacciamento delle catene di comando, verso la disgregazione delle prassi burocratiche e formalistiche, verso la valorizzazione di dinamiche innovative di lavoro di gruppo e circoli di qualità: tendenze che avrebbero potuto portare ad esiti di efficacia e innovazione pluridimensionali d’azienda ben diverse, e a un rapporto tra produzione e sostenibilità sociale ben altrimenti equilibrato.

Alla luce di quanto da ultimo evidenziato, è agevole comprendere quanti ben maggiori danni possa aver prodotto questa semplificazione ingenua nel settore pubblico, per sua natura orientato a comporre dissidi, a integrare situazioni, a equilibrare differenze, a servire pluralità e difformità di interessi e visioni.

Di fatto, la tradizionale trilateralità di rapporti tra politica, burocrazie professionali e attori sociali, che caratterizza la migliore tradizione del pensiero costituzionale liberale e democratico, è stata fittiziamente ricondotta a una implausibile catena di comando univoca: l’amministrazione risponde (solo) alla politica, la quale risponde ai cittadini (solo) attraverso il momento di verifica elettorale.

L’immiserimento del dibattito pubblico su questo schema, e perfino la disillusione degli individui rispetto alla politica, perennemente incapace di rispondere in maniera fine a bisogni e situazioni estremamente mutevoli nei contesti democratici maturi, si spiegano in misura non piccola con la contraddizione che si è cercato, seppure brevemente, di illustrare.

Per questa ragione va accolto con grande soddisfazione e con un plauso enorme lo sforzo che da anni Fondazione Etica compie per attivare forme concrete e non demagogiche di valutazione della performance delle amministrazioni pubbliche. Sforzo condotto attraverso la predisposizione di un modello di rating pubblico multidimensionale, adatto a misurare in modo integrato, seppure analitico per singole dimensioni tematiche, nonché aderente ai non pochi obblighi di disclosure di dati e informazioni previsti da diverse disposizioni normative, la qualità dell’azione di una qualunque pubblica amministrazione.

Continua…