La digitalizzazione nelle Regioni

Esce a fine mese il nuovo Rapporto sulla trasparenza, integrità ed efficienza delle Regioni dal titolo “Regioni, cosa non sappiamo”, elaborato da Fondazione Etica e Centro REP.

L’analisi comparata si avvale dell’Indice di Capacità Amministrativa, che consente di individuare i punti di forza e di debolezza di ciascuna Regione, e di seguirne l’andamento nel tempo.

Verranno pubblicati periodicamente estratti dal Rapporto, focalizzati su singoli indicatori. Il primo riguarda un tema di grande attualità, sula quale convergono molti dei fondi del PNRR.

Digitalizzazione: a che punto sono le Regioni?

L’indicatore misura l’impegno dell’Ente nel processo di digitalizzazione, secondo quanto previsto dall’Agenda Digitale nazionale. In particolare, verifica il livello di spesa effettuata per la digitalizzazione, oltre che l’istituzione di un ufficio dedicato, che possa supportare il Responsabile della Transizione Digitale, la cui nomina è da tempo obbligatoria nelle PA.
La Calabria è l’unica Regione che non pubblica i dati necessari alla valutazione dell’indicatore, con conseguente assegnazione di score zero.
La Valle d’Aosta è la Regione che, nel campione, ha speso di più per la digitalizzazione, a fronte di un risultato, invece, modesto ottenuto nell’indicatore E-government. Analogamente, la Lombardia, con un alto livello di E-government, risulta avere investito meno nella digitalizzazione nel 2021, avendolo presumibilmente fatto in passato.
Al vertice della graduatoria, si aggiungono alla Valle d’Aosta le due Province Autonome e l’altra Regione a statuto speciale del Nord (Friuli-Venezia Giulia), mentre le due Regioni a statuto speciale del Sud (Sicilia e Sardegna) non raggiungono nemmeno il valore medio.
In fondo alla graduatoria, con una spesa prossima allo zero, si distinguono negativamente la Puglia, la Campania, la Basilicata e il Lazio.