“Storie dal Futuro” dedicata a Luci, da “Valori”

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«Bisognerebbe avere, oltre all’ambizione di fare del bene, anche quella di risolvere il problema della sostenibilità economica dei progetti sociali. Posso dire di averci provato». Paola Caporossi nella vita si occupa di pubblica amministrazione, di processi partecipativi, di anticorruzione. Ma anche di inclusione e coesione sociale. Co-fondatrice di Fondazione Etica, presiede l’Agenzia Rating Pubblico, mentre alla Luiss guida il laboratorio di ricerca sui governi locali.

La sua passione e il suo tempo libero, però, almeno da tre anni a questa parte si sono riversati nella creazione di Luci Aps, progetto pilota che ha visto nascere una “RistOsteria”, con uno spazio dedicato alla musica e alla scuola di innovazione civica, all’interno di un immobile pubblico abbandonato, nel Parco naturalistico della Maremma. Immobile di proprietà dell’ente “Terre regionali toscane” che tramite avviso pubblico lo ha concesso all’associazione nel 2018. Una nuova realtà che ha, a sua volta, creato nuovi posti di lavoro e restituito un bene recuperato alla collettività.

«Luci Aps è l’acronimo di “Luoghi Comuni a Impatto Sociale Associazione di Promozione Sociale”. Non l’ennesimo “bel progetto”, uno dei tanti di cui l’Italia, fortunatamente, è ricca: la mia idea è stata quella di dare vita a un modello replicabile di investimento a impatto sociale, a beneficio dell’intera comunità», racconta. Sicuramente più facile a dirsi che a farsi. Ma ancora più bello, confessa Paola, è stato realizzarlo nella provincia dove è nata, «quella di Grosseto, bellissima ma la più povera della Toscana» e nel cuore del Parco dell’Uccellina.

«Mi ero stufata di andare con il cappello in mano davanti al filantropo di turno, partecipando ad una sorta di “battaglia tra poveri”. Abbiamo bisogno di uno sguardo più ampio che ci permetta di mettere a sistema la progettazione sociale e renderla più efficace, per dare concreti strumenti economici di sostegno al Terzo Settore».

Dopo aver studiato a fondo i modelli innovativi di finanziamento al non profit internazionali e nazionali, Paola nella sua ricerca rileva che, diversamente rispetto all’estero, nessun progetto in Italia è stato finanziato totalmente dai cittadini se non attraverso il crowdfunding. «Eppure in Italia abbiamo almeno 4.600 miliardi di risparmio privato. Possiamo utilizzarlo per fare da leva finanziaria ai progetti. Non è la soluzione di tutti i problemi ma dobbiamo imparare a usarlo e attivarlo», afferma convinta.

Con la riforma del Terzo Settore, a partire dal 2016, ci spiega, nasce la possibilità di finanziare le proprie attività con i “titoli di solidarietà”. «Un termine non troppo felice ma che ci dice che possono essere attivati anche strumenti finanziari innovativi e sociali come questo tipo di obbligazioni o certificati di deposito, emessi da banche e istituti finanziari. Il sottoscrittore viene garantito fino a 100mila euro dal Fondo interbancario di garanzia. Una parte del suo profitto annuale va come erogazione liberale non a un’associazione ma, come nel nostro caso, a un vero e proprio progetto ad impatto sociale ed economico a sostegno di una comunità. E in più ha diritto ha diritto al 30% di detrazione d’imposta».

Un nuovo percorso possibile, quindi, ma anche complesso. Sia per mettere insieme gli attori e i partner, sia per convincere istituzioni e banche a fare la loro parte. Un’esperienza che però le ha permesso di avvicinare sostenitori e possibili investitori al bisogno concreto di uno sviluppo ambientale, economico e sociale pienamente sostenibile per il territorio di Rispescia. Mettendo a punto un modello organizzativo sperimentale che vede i soggetti promotori e il soggetto gestore lavorare per il bene comune.

«Luci Aps è un progetto collettivo e corale, promosso inizialmente da Fondazione Etica e Caritas, ma abbiamo coinvolto tra i promotori Confindustria, Legambiente, le associazioni di categoria come commercianti e l’ente parco. Oltre ovviamente alla Regione Toscana e al comune di Grosseto». Tutto all’insegna della trasparenza. «Cittadini e investitori sono costantemente informati su ciò che stiamo facendo. In due anni abbiamo raccolto 300mila euro a fronte di 35 milioni di euro di “titoli di solidarietà” sottoscritti da oltre 600 investitori, pagando man mano tutti i fornitori. Le rendicontazioni di spesa sono puntuali e disponibili in modo che chi partecipa possa monitorare attivamente il buon andamento», sottolinea Paola.

Progetto che non ha tradito le aspettative, anzi, attira nuovi sostenitori. «Già ora è un luogo vissuto, vivo, dove mangiare buon cibo preparato con materie prime a filiera corta di produttori del territorio, all’ombra e al fresco della pineta. Una parte del parco abbandonata ritornata a vita. E a luglio partiamo anche con il programma musicale. La cooperativa sociale che gestisce il ristorante ha assunto nuovo personale, anche tra persone svantaggiate, che ora hanno una nuova possibilità», racconta Paola.
«Siamo in fase di sperimentazione. L’idea è quella di fare in modo che questo modello venga replicato. Anche per questo partiremo con la nostra scuola di formazione, per diffonderlo sia tra gli amministratori comunali, sia tra le organizzazioni del non profit, ancora restie all’utilizzo di questi strumenti finanziari, che non sono “sporchi”, ma neutri. Bisogna imparare a conoscerli e a usarli», ribadisce.

Oggi Paola è soddisfatta, ma non nasconde le difficoltà dell’impresa. «Ringrazio ancora la mia testardaggine. Di gente che mi ha scoraggiata ne ho trovata tantissima in questi anni. Ed è stata la cosa più difficile da affrontare». Ma davanti ai risultati ogni amarezza scompare. «L’impatto sociale ed economico lo abbiamo già creato attraverso il lavoro». Di questi tempi, certo, non è poco.

Per informazioni su Luci Aps, puoi visitare il loro sito, la pagina Facebook della RistOsteria Luci nel parco e il profilo Instagram.

di Rosy Battaglia

dal giornale online Valori.it