27 Comuni al voto: come hanno speso i soldi dei cittadini, tra soprese e luoghi comuni

A maggio si vota, oltre che per le europee, anche per le elezioni amministrative in 27 Comuni capoluogo di provincia.
Si tratta di 11 Comuni appartenenti a Regioni del Nord, 7 a quelle del Centro e 9 a quelle del Sud. In termini amministrativi, si tratta di 2 città metropolitane (Bari e Firenze), 5 capoluoghi di Regione (Potenza, Campobasso e Perugia oltre alle già citate Bari e Firenze) e 20 capoluoghi di provincia (Ascoli Piceno, Avellino, Bergamo, Biella, Caltanissetta, Cesena, Cremona, Ferrara, Foggia, Forlì, Lecce, Livorno, Modena, Pavia, Pesaro, Pescara, Prato, Reggio Emilia, Sassari, Urbino, Verbania e Vercelli).

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Fondazione Etica li ha analizzati e comparati con la metodologia del Rating Pubblico, che non si limita a valutare i soli indicatori finanziari, come invece – da quanto è dato capire – fa l’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani di Carlo Cottarelli, ma comprende anche quegli indicatori qualitativi previsti dalle norme, in primis dalla legge anti-corruzione del 2012 e dal decreto trasparenza del 2013. È solo con una misurazione completa, finanziaria e qualitativa, che può essere valutata pienamente e correttamente la performance di un Comune.
Tra la variabili finanziarie il Rating Pubblico analizza undici indicatori, i cui risultati proponiamo di seguito, rimandando ad articoli successivi quelli relativi alla altre macro-aree in cui si articola, quali, tra gli altri, la governance, i servizi e gli appalti.
I risultati degli indicatori economico-finanziari per il 2017 delle 27 Amministrazioni capoluogo al voto, da un lato, confermano alcuni luoghi comuni; dall’altro, ne smentiscono altri.
Si conferma, purtroppo, il dato per cui i Comuni del Centro-Nord sono generalmente più performanti finanziariamente di quelli del Sud. Ai primi posti della graduatoria per indicatori di bilancio si collocano, infatti: due Comuni emiliani, Cesena e Reggio Emilia; uno lombardo, Bergamo; uno marchigiano, Pesaro. In coda, invece, si colloca Lecce, che, come un’altra città del Sud quale Avellino, ottiene un Rating Pubblico insufficiente, oltre che ampiamente sotto la media del campione, pari a 61.
Non mancano, tuttavia, le sorprese che, almeno in parte, modificano la geografia dell’efficienza amministrativa così come solitamente immaginata. A seguire Lecce, infatti, non è Avellino (score 48), ma un Comune del Nord come Vercelli (46), oltre a uno del Centro come Perugia (48).
Non solo. A seguire il primo posto di Cesena non è Reggio Emilia (score 71 su 100), ma Sassari, con score 77.
Inoltre, ottengono un Rating Pubblico per la macro-area economico-finanziaria al di sopra di quello medio importanti Amministrazioni locali del meridione: oltre a Sassari, anche Foggia (66) e Bari (64).
Al contrario, ottengono inaspettatamente un Rating al di sotto di quello medio Amministrazioni del Nord e del Centro come Firenze (59), Forlì (58), Prato (53), Biella (52), oltre alle già citate Perugia e Vercelli.

Più in dettaglio, al primo posto della classifica del Rating Pubblico per la macro-area bilancio si trova Cesena, che, un score di 88 su 100, si avvicina alla classe di Rating Execellent. La città, che ottiene il punteggio massimo in nove indicatori sugli undici analizzati, presenta un quadro finanziario con molti punti di forza: nessun disavanzo finanziario né ricorso alle anticipazioni di tesoreria; elevate autonomia finanziaria, capacità di spesa e capacità di riscossione; contenuta rigidità della spesa e livello soddisfacente di investimenti programmati.
Il secondo posto, come sopra detto, è a sorpresa del Comune di Sassari, con uno score di 77 su 100. Alla base dell’ottimo risultato si evidenziano l’elevata capacità di spesa e i contenuti valori dell’indebitamento e della rigidità di spesa, oltre all’assenza del ricorso alle anticipazioni di tesoreria. Valori non ottimali sull’autonomia finanziaria e sulla spesa in conto capitale, in entrambi i casi al di sotto del valore medio del campione, spiegano il posizionamento di Sassari dietro Cesena.
La terza e quarta posizione vanno rispettivamente ai Comuni di Pesaro, con score 75, e di Bergamo, con score 74. Molti gli indicatori positivi in comune tra le due Amministrazioni, a partire dall’assenza di disavanzo e di ricorso alle anticipazioni di tesoreria, oltre a un livello basso di indebitamento pro capite. Differenze si segnalano, invece, sulla capacità di spesa, più elevata a Pesaro, e sull’autonomia finanziaria, punto di forza di Bergamo.
In coda alla graduatoria, staccato dagli altri 26 Comuni al voto, è Lecce, che con score 37 su 100 si ferma in fascia di Rating Pubblico Poor. Molti i punti debolezza del Comune pugliese, tra cui spiccano l’utilizzo e la mancata chiusura delle anticipazioni di tesoreria, l’elevato livello di indebitamento, le contenute autonomia finanziaria e capacità di spesa.
Distanti dall’ultimo posto di Lecce, ma comunque molto al di sotto della media dei 27 Comuni analizzati, si collocano tre Comuni appartenenti ad aree geografiche diverse: Avellino al Sud e Perugia al Centro (entrambi con score 48), Vercelli al Nord (score 46). Tra gli indicatori più deboli si evidenziano: le anticipazioni di tesoreria per Perugia e Avellino, la limitata capacità di spesa per Avellino e Vercelli, l’elevato indebitamento per Vercelli e Avellino. I risultati negativi oscurano quelli positivi, presenti, comunque, anche in questi Comuni, quali la capacità di spesa (Perugia), l’autonomia finanziaria (Avellino) e l’assenza del ricorso alle anticipazioni di tesoreria (Vercelli).

23 maggio 2019

Paola Caporossi